Il quartiere “Spine Bianche”


Il quartiere Spine Bianche fu progettato e realizzato negli anni immediatamente successivi allo sgombero degli antichi rioni dei Sassi, quando Matera divenne un’autentica citta‐laboratorio con la legge speciale “De Gasperi” del 1953, che prevedeva la realizzazione di sette tra borghi e quartieri per dare abitazioni e servizi ai residenti dei malsani rioni Sassi. A tal fine venne istituita una Commissione di studio promossa dall’UNRRA‐Casas, che era stata istituita da Adriano Olivetti, con la presenza del sociologo Friedrich G. Friedmann ed altri consulenti in urbanistica, paleoetnologia, sociologia. La richiesta dei bandi di concorso prevedeva una progettazione urbana innovativa, con ampie dotazioni di spazi pubblici, di servizi e attrezzature, senza tuttavia determinare una cesura con i modelli di vita sociale dei Sassi.

Il progetto vincitore per il bando di concorso per il rione Spine Bianche fu quello del gruppo di C. Aymonino, C. Chiarini, M. Girelli, S. Lenci, M. Ottolenghi. Nel progetto vincitore, vi fu la scelta programmatica iniziale di far continuare le esperienze di organizzazione della comunità materana dei Sassi, con la ricerca di far sopravvivere usanze tipiche, organizzazione e valori sociali, rispetto ai quali magari modellare il costruito. Nella proposta architettonica che conteneva un modello di emancipazione sociale “a tutto tondo”, la prima versione del progetto del gruppo Aymonino individuava uno spazio verde collettivo, sentieri pedonali, corti residenziali. Ogni edificio era al centro di un sistema di circolazione e di distribuzione dello spazio e definiva un rapporto graduale con la città nel passaggio dalle case a tre piani fino a quelle più alte.

Il quartiere fu soprannominato dai materani “Bottiglione” (dal nome di un’impresa costruttrice), e fu costruito interamente in cotto, con linee esterne molto semplici. Al centro sorge la parrocchia di San Pio X, i servizi e alcune scuole. Furono realizzati 687 alloggi per 3.500 abitanti, con una densità di 230 ab/ha, 24 negozi sulla strada principale e 24 botteghe sulla spina centrale. Lo spazio verde pubblico era stato concepito per ospitare possibili futuri asili nido. La costruzione si basava su elementi semplici e durevoli: struttura in cemento armato, il rivestimento in mattoni, con un basamento in pietra di Trani bocciardata, la copertura inclinata in tegole marsigliesi, la pavimentazione esterna dei marciapiedi era in asfalto, mentre i percorsi carrabili interni al quartiere furono pavimentati con lastre di cemento. La costante regolarità e riconoscibilità delle scelte costruttive determinò un carattere unitario del quartiere, benché ciascun progettista dei singoli blocchi optò per alcune variazioni. Ad oggi, Spine Bianche, è uno dei quartieri più conservati d’Italia ancora oggetto di studio e custode di numerose informazioni storiche, disciplinari e sociologiche, esempio di architettura moderna. Un quartiere ma anche un pezzo di storia della nostra città da salvaguardare e valorizzare.